27.5.05

Fermate Piccinini!

Per comprendere appieno il sottile significato culturale - oltre che economico e politico - del famigerato 'conflitto d'interessi' in atto nel nostro Paese, bisognava essere davanti alla televisione durante la finale di Champions League. Come non leggere, infatti, nelle parole dei giornalisti, dei commentatori, dei conduttori, dei famigerati "esperti opinionisti" mediasettiani, delusi ed afflitti dalla improvvida sconfitta calcistica, anche un bieco asservimento alle logiche aziendali e padronali (oltre che, in qualche caso, all'inevitabile passione sportiva) e allo scoramento presidenziale (ovvero del Presidente di tutto)?
Tale inquietante aspetto, emerge ogni settimana con prepotenza nelle veci di Sandro Piccinini, più che un giornalista un invasato uomo-sandwich, spot di se stesso e del proprio alter-ego cartaceo: la rivista Controcampo. Beffandosi bellamente della "rigorosa" legge di autodisciplina pubblicitaria - che impone la riconoscibilità del messaggio promozionale all'interno del contesto nel quale viene posizionato - questo sedicente giornalista sportivo, tra una birra e un flipper "conduce" una specie di trasmissione domenicale, sulle frequenze di Italia1, infarcendo ogni episodio da moviola, ogni notizia (ovviamente falsa) del mercato, ogni cambio di montatura di Giampiero Mughini, ogni sventolio di sciarpa di Maurizio Mosca, ogni risolino di Elisabetta Canalis in riferimenti smaccati all'imminente uscita in edicola dell'omonima rivista: non più spot, la nenia promozionale diviene una lenta tortura alla tolleranza (nostra e legislativa). Ovviamente la trasmissione, come la rivista, sono un serraglio dedicato agli orfani del 'peggiore' Processo di Biscardi: più o meno una rissa ridanciana, più adatta ai circoli suburbani che alla levità di Brera (nel senso di Gianni).

Si dirà: in un Paese dove si infrangono norme ben più valenti, cosa vuoi che sia l'autopromozione Picciniana? Ma, come direbbe Michele Serra, "è perdendo di vista il particolare, che non si mette più a fuoco l'universale".

25.5.05

Apologia di fiction.

Mentre gli spagnoli si apprestano a posteggiare la gru che ha da poco provveduto a rimuovere dalla piazza di Madrid l'ultimo monumento equestre dedicato a Francisco Franco, simbolo di un passato tanto angoscioso quanto recente, gli italiani pensano bene di rimestare di nuovo nel paiolo delle "brune nostalgie" riproponendo un'agiografia televisiva di Edda Mussolini, la controversa figlia del Duce.

Impropriamente interpretata da Alessandra Martines, di ben altra caratura estetica rispetto all'originale (notoriamente ed eufemisticamente "bruttina", ma è bene non sottilizzare sugli effetti collaterali della piaggeria), quest'ennesima fiction si presenta come un'altra puntata del rivoltante clima di "volemose bene" nazionale e figlia della stessa, travolgente aria di nuova destra. Sbaraglia incredibilmente e nuovamente i concorrenti Auditel (i numeri ci dicono ben otto milioni), sotto i colpi delle frementi vicissitudini di un personaggio storico, come sempre non degnamente esplorato storicamente e malamente trasposto in video unicamente per la trepidante fame d'avventura revisionista degli spettatori. Basti, su tutti, il ruolo interpretato da un ultracorpo siliconato - catalogato come entità Sydne Rome - nella parte di Carolina Ciano.

La riabilitazione continua.

24.5.05

Francesco, il giardiniere.


Il film "Oltre il Giardino" di Hal Ashby (1979), interpretato da uno straordinario Peter Sellers, narra le vicende di Chance, un semplice e semianalfabeta giardiniere che viene creduto saggio poiché - ad ogni domanda - risponde ripetendo frasi prese a caso dall'unica fonte di conoscenza a lui disponibile: la televisione. I suoi colloqui con i potenti della terra (nel film Chance viene a contatto con il Presidente degli Stati Uniti e gli stretti collaboratori) si svolge sempre attraverso metodologie riferite al giardinaggio, solo ambito che Chance conosca e che viene creduta acuta metafora sulla politica e i suoi meccanismi: ciò fa si che la beata ignoranza e la riservatezza di quest'umile omino venga scambiata per sofisticata cultura e raffinato intuito strategico.

Con lo stesso spirito assisto, da diversi anni, alla comparsa in video del senatore Francesco D'Onofrio (UDC). Da un momento all'altro, tra una considerazione sul "medievale" referendum sulla procreazione assistita e sulla puntualità della Legge Cirami, mi aspetto che si presenti al pubblico offrendo la mano tesa ed un meccanico e monocorde "Sono Francesco, il giardiniere".

19.5.05

Per Enzo (e i distratti)


Forse l'argomento non è proprio pertinente alla "mission" del blog, ma amando sia la presente poesia sia colui che l'apprezzava quanto me (Enzo Baldoni), vorrei qui riportarla integralmente... ad uso e consumo di coloro - pochi, spero - che ancora non la conoscono e dei tanti che, purtroppo, ne ricordano solo i versi finali, accreditandoli ai personaggi più disparati (Gandhi, Einstein, Madre Teresa...). Curiosamente proprio agli stessi protagonisti della storica campagna Apple "Think Different" cui il toccante testo era abbinato: caos multimediale dei nostri tempi.
"Dedicato ai folli,

Agli anticonformisti

Ai ribelli

A tutti coloro che vedono le cose in modo diverso

Costoro non amano le regole, specie i regolamenti.
E non hanno alcun rispetto per lo status quo.

Potete citarli. Essere in disaccordo con loro.
Potete glorificarli o denigrarli.
Ma l'unica cosa che non potrete mai fare è ignorarli.

Perchè riescono a cambiare le cose.
Inventano. Immaginano. Compongono.
Esplorano. Creano. Ispirano.
Fanno progredire l'umanità.

E forse devono essere davvero un po' folli.
Altrimenti come potreste stare di fronte a dei barattoli vuoti
e vedere un'opera d'arte?

O sedere in silenzio e ascoltare una canzone
che non è mai stata scritta?
O guardare un pianeta rosso e immaginare
un laboratorio in movimento?

Noi creiamo strumenti per uomini fatti così.
E mentre qualcuno potrebbe definirli folli,
noi ne vediamo il genio.

Perchè solo coloro che sono abbastanza folli
da pensare di poter cambiare il mondo,
lo cambiano davvero.

Qualcuno è certo che siano folli.

Sono solo giusti."

(Logan E. Clash)

18.5.05

Catania e Matteo

Da ragazzino giocavo a basket.
Il mio amico Matteo, prima dell'allenamento, in palestra si posizionava ben oltre la linea dei tre punti (a metà campo circa) e lanciava dei siluri sghembi verso il canestro, gettati con l'entusiasmo goffo di un bambino di 12 anni alla ricerca del colpo sensazionale.
Dopo circa dieci minuti di bordate rumorose contro il tabellone in legno, capitava che - per puro caso - la palla entrasse nel cesto con un soffio di retìna (quello che noi chiamavamo, onomatopeicamente, "ciòff"): ecco allora che Matteo gridava, con commovente fierezza, "1 su 1"!

Quando ieri ho visto Fabrizio Cicchitto (Forza Italia) definire al TG1 la vittoria elettorale di Catania "l'inizio della riscossa della Casa delle Libertà" sono tornato con la memoria, melanconicamente, a Matteo e al suo grido.

17.5.05

Sacro e profano

Avrò modo di tornare sul 4° Mistero di Fatima Televisivo (ovvero l'onnipresenza di Lillo & Greg) in altro post. Per ora mi limito a ringrazarli per aver introdotto, ieri sera, la propria trasmissione "Bla Bla Bla" con un filmato d'epoca tratto da una giurassica "Domenica Sportiva" e riguardante uno scambio di battute in studio tra Gianni Brera e Beppe Viola. Leggasi Giovanni "Giuanìn" Brera e Giuseppe "Pipinoeu" Viola.

In un attimo mi sono passati davanti i vari Piccinini, Mazzocchi, Galeazzi, Brandi, Mosca e tutto quel ciarpame culturale autoproclamatosi erede dei suddetti. E ci si continua a chiedere se Zidane sia meglio di Platini o se Ronaldo assomigli a Pelè...

12.5.05

Sfide alla banalità


Da qualche anno accedo placidamente alle porte dell'incipiente week-end abbandonandomi, spensieratamente, a quell'enclave notturna d'intelligenza sportiva che è "Sfide", in onda - generalmente - il venerdì notte sulla (solita) RaiTre.
Incredibilmente emozionante ed appassionante anche (o soprattutto) per un non-fanatico, un non-tifoso, un non-sportivo, questo programma rappresenta una vera pietra miliare nella creatività televisiva dei nostri tempi e nel modo di concepire e raccontare gli eventi sportivi: con delicatezza, con garbo, con sensibilità e dignità, con quel modo - insomma - che ci potrebbero trasmettere i nostri nonni parlando di Coppi, La Motta, Nuvolari o Valentino Mazzola... ovvero con soggezione e deferenza, ricordando, forse, quello che lo sport ci dovrebbe VERAMENTE comunicare se non fosse altrimenti pura carne da macello e da audience miliardaria.
Scopriamo così l'umanità e la difficile gavetta del giocatore di calcio, la miseria sofferta dal campione automobilistico, il rapporto conflittuale tra il ciclista e la propria moglie, gli altari, le polveri, "l'aneddoto o l'inedito" umanizzanti quella figura ormai mitica - e mitologica - rappresentata oggi dal personaggio sportivo.
Scopriamo anche con una certa emozione, durante la puntata di venerdì scorso, lo spazio riservato ad una specialità "minore" (nella pratica e nella diffusione, ma certamente esemplare dal punto di vista ideale) in piena evoluzione: il fresbee da spiaggia, il cosiddetto "ultimate beach", che rende Rimini capitale indiscussa di un qualcosa e catalizza in modo lusinghiero, almeno una volta l'anno con il campionato mondiale "Paganello", quella parte sana e goliardica di gioventù cosmopolita che guarda ancora alla Romagna come terra di sogni, di libertà e - perché no? - utopie, senza ipocrisia e mercificazione. Un bel prodotto da esportazione, insomma, di cui non andiamo abbastanza fieri e del quale la città non ha forse intuito la reale portata.

Mai ruffiana, mai retorica, mai sofisticata o patinata, "Sfide" si aggira, in punta di piedi, tra un Processo del Lunedì e un Controcampo con il tono sommesso di chi racconta solo a chi sa ascoltare e con la levità della propria intelligenza.

10.5.05

Yalta, 1945-2005

Berlusconi: Ai donta tinka dat you should fait abaut ialta.

Putin: Como?

Berlusconi: No, is old story nau. Piss for de fiuciur!

Putin: Ne panimayu.

George Bush: What's he saying?

Laura Bush: Never mind. Keep smiling.


(riferita da Bruno Panetta su http://www.beppegrillo.it)

9.5.05

Ho stroncato un calciatore


"Come si diventa moglie di un calciatore? Quali strategie inventare per conquistarlo? Quanti segreti dividere con lui? E quanti compromessi si possono accettare?"

Queste domande, tratte non dalla posta adolescenziale di Cioé ma dal sito Internet di Canale5, introducono il pubblico all'ultimo girone dantesco degli inferi televisivi - in ordine sia cronologico che culturale - ovvero la fiction "Ho sposato un calciatore" (ebbene sì, siamo arrivato a cotanto titolo), orgia demoniaca di vacuità concettuale di cui Costantino Vitagliano è solo un innocuo - ma esemplare - protagonista.
Incentrato attorno alle vicissitudini emotive vissute dalle "signore" del calcio, ovvero mogli e compagne stuccevolmente patinate e regolarmente cornificate, questo delitto culturale contro l'umanità perpetrato dal regista Sollima (con la complicità economica di Mediaset) è talmente paradossale e prevedibile nella sua pochezza da andare oltre la ovvia (e qualunquista) definizione di "trash" ponendo noi, adulti scellerati, di fronte ad una seria e necessaria presa di coscienza sui messaggi trasmessi al pubblico e sui limiti educativi di questa nostra esausta televisione, per la quale qualsiasi giudizio assolutorio rappresenta, ora, una sorta di "accanimento terapeutico". Non sarebbe forse il caso di praticare una sana e taumaturgica eutanasia commerciale, privilegiando finalmente (e definitivamente) i contenuti a scapito dello share e poter finalmente parlare di "cultura televisiva"?

4.5.05

Per chi tira la Catena?


"Probabilmente Mendel è rimasto abbagliato dai suoi piselli".
Sono arrivato a questa scettica perplessità in merito alla certezza dei caratteri genetici seguendo il programma condotto da Catena Fiorello, sorella del ben più noto (e talentuoso) Rosario e del volenteroso Beppe, inteprete di mille fictions.
Forte del libro "Nati senza camicia", ovvero una raccolta delle confessioni sulle difficoltà vissute ad inizio carriera dai personaggi oggi famosi (ma di umili origini), Caty - questo il soprannome, più umano - ha dimostrato di possedere forti legami fraterni ma ben poca verve relazionale: come, infatti, giustificare la sua reiterata presenza in video e la moscia (a tratti quasi imbarazzante) conduzione, maldestra e un pò piaciona, se non con le pressioni probabilmente inoltrate dai ben più affermati parenti?
Accomodante all'inverosimile e goffamente ruffiana, la "sorella d'Italia" le prova tutte per assomigliare un poco allo spumeggiante Fiore, senza peraltro riuscire a superare la sola fisionomia...
Peccato: l'idea appare valida e i personaggi all'altezza di cotanta fama (tra gli altri Pozzetto, Cuccarini, Pavarotti, Faletti, Bisio). Ma quei silenzi, quelle gaffes, quella ridondanza di puerili domande...