24.1.05

Tanto tuonò che piovve

Tanto tuonò che piovve. Evidentemente la corte serrata, sfoggiata negli ultimi anni da parte della dirigenza Rai nei confronti della Primula Rossa televisiva Renzo Arbore, è stata talmente “asfissiante” da riportare uno dei volti televisivi più amati “in trincea”. Era ora, grazie al Cielo, finalmente. Un buon motivo per pagare il Canone, in zona Cesarini.
Con il titolo “Speciale per Me”, l’Antica Arboristeria composta da attempati squinternati ha sfidato l’Auditel e la tempra dei telespettatori a partire dalla mezzanotte (inoltrata) di sabato 22 gennaio e vincendo con un margine inquietante (i dati parlano di una “nicchia” di oltre due milioni di raffinati nottambuli) la scommessa, contro ogni aspettativa e smentendo lo stesso, ammiccante sottotitolo “meno siamo, meglio stiamo” che parava l’Autore da ogni eventuale, ma certamente non ipotizzabile, flop. A dispetto di qualsiasi attuale format, tristemente nazional-popolare e ormai abbondantemente prevedibile, Arbore dimostra ancora una volta di dominare il mezzo televisivo e in quasi tre ore di trasmissione fuori da ogni logica commerciale (lo spettacolo si è protratto sin quasi alle tre di notte) ha proposto una serie di siparietti vecchi e nuovi, alternando – come promesso – “chicche” musicali prelevate dalle Teche Rai a improvvisazioni jazzistiche («attenzione, nonostante l’ora adesso trasmettiamo del ‘giàssss’….. vedete un po’ voi, se avete sonno…»), esibizioni inedite della Melato alle ricette Luoisiano-partenopee e qualche reminescenza autoreferenziale…
Non facciamoci però trarre in inganno dalla presenza della ‘cuoca’ Marisa Laurito, da una segretaria molto (forse troppo) simile a Simona Marchini, dall’ “arborologo” Dario Salvatori e dal ‘fratello’ di Michele Mirabella per dare per scontata la riproposizione, riveduta e corretta, dell’ormai mitico Quelli della Notte. Arbore è troppo intelligente: sa che, soprattutto in televisione, ‘il gioco è bello finché è corto’ e che i “casi” non si possono ripetere: la sua lontananza reiterata e pluriennale dalle telecamere ne è la prova. E infatti Speciale per Me si propone unicamente di essere un’alternativa raffinata e sussurrata al baccano marzulliano e alle risse dei beceri talk-show (alcuni ormai in piena eutanasia) di mezza sera. Laddove Quelli della Notte percepiva il nascente fenomeno del ‘salotto televisivo’ e delle chiacchere-a-vuoto (“Il livello è ormai sotto il pavimento”, diceva ad una certa ora il Professor Pazzaglia), anticipando di vent’anni alcune macchiette effettivamente e tristemente presentatisi sui nostri schermi, Speciale per Me non rilancia il genere comico e la parodia, ormai ampiamente esaurito dagli sketches di altre emittenti, ma “intrattiene dolcemente” come l’ora e il gusto impongono, reinventando generi apparentemente assopiti come lo swing e il bepop e sfruttando la popolarità e la fiducia del pubblico nell’autore per reintrodurre, in modo quasi subliminale, elementi il quanto più possibile “alti” rispetto allo standard televisivo attuale (jazz e teatro).

21.1.05

...E alla fine Arbore tornò

Nel chiedere scusa pubblicamente alla Redazione di Chiamami Città se spesso, causa impegni paralleli, queste brevi e non pretenziose recensioni (o “libere divagazioni”) televisive arrivano con imperdonabile ritardo alla delicata fase dell’impaginazione, confesso che oggi tale colpa trova parziale compensazione morale nella notizia appena battuta dalle agenzie: Renzo Arbore tornerà in televisione.
Da sabato 22 gennaio, per almeno quattro puntate, il più sfuggevole “mito” della televisione contemporanea terrà banco su RaiUno con “Speciale per Me”, trasmissione che, rieccheggiando l’altrettanto memorabile “Speciale per Voi” della fine degli anni Sessanta (che lanciò, tra gli altri, un giovanissimo, baffutissimo e ‘sgarrupatissimo’ Lucio Battisti), proporrà un mix – sicuramente interessante, data l’abilità mediatica dell’Autore – di giovani musicisti e filmati d’epoca, selezionati personalmente da Arbore all’interno dell’immenso archivio video delle Teche Rai. Già si mormora della partecipazione dell’ex fiamma Mariangela Melato, di Gegè Telesforo e dell’inseparabile Marisa Laurito.
La fascia oraria selezionata, mezzanotte circa, sottolinea implicitamente il target di riferimento della trasmissione, estremamente di nicchia e composto unicamente da appassionati: per chi non l’avesse capito, l’eloquente sottotitolo afferma “meno siamo, meglio stiamo”. La terza serata gli permetterè così – testualmente – di fare quella «…tv improvvisata, semplice, così diversa dalla tv confezionata che vedo. E poi ci saranno persone nuove: ma non voglio togliere l'effetto sorpresa...».
Che dire, di fronte a questa scatola chiusa che profuma finalmente di novità? Che siamo già pronti, davanti alla tivvù, per la rianimazione mentale in un salvifico sabato sera.

10.1.05

Cari, vecchi tempi...

Nostalgie di fine vacanze. Smonti le luminarie ormai spente e torni romanticamente (e con un bel groppo in gola) ai bei tempi andati: la calza, la befana, l’infanzia, le vacanze agli sgoccioli e la tv di circa trent’anni fa. Quella tv che passava dal bianco e nero al colore… ma non solo per questo prodigio tecnico sapeva regalarci momenti di autentico stupore.
I compagni, virtuali e quotidiani, dei pungui e stanchi crepuscoli vacanzieri (ma anche dei lunghi pomeriggi primaverili o delle serate uggiose) erano allora i primi eroi di un mezzo divenuto, per format e contenuti, quasi sperimentale: i supereroi cartacei ma animati di Supergulp!, i cattivissimi robot giapponesi e i redivivi miti della rivista teatrale (tornati a nuova vita sul piccolo schermo), l’Almanacco del Giorno Dopo e Oggi le Comiche, la “fatina” Maria Giovanna Elmi, ‘Furiacavallodiuest’ e i Muppets, il duopolio Silvan/Binarelli, la Parisi e i diverbi fra Sandra e Raimondo, Barbabapapà e Kojak, Bernacca e Heidi, Tribuna Politica e i Programmi dell’Accesso, il pappagallo Portobello e il fremente annuncio “Rischiooo!”. Erano anche ‘vere’ domeniche, quelle televisive, combattute fra Domenica In (condotta da uno stratosferico Corrado) e, in blasfema alternativa, l’irripetibile Altra Domenica di arboriana intuizione: praticamente un pulpito elettronico dal quali potevano ancora sfogarsi pubblicamente tipini come Dario Fo e Roberto Benigni (politicamente “estremamente scorretto” e non ancora convertito al successivo, stucchevole buonismo). E la sera ci si divertiva davvero, incantati dall’orgia di colori e lampadine, cullati dalla prima discomusic e dalla comicità d’avanguardia del dilagante cabaret di Non-Stop.
La domanda sorge spontanea: quanti anni-luce sono passati, da allora?
Oggi, nonostante le fasce orarie siano ormai sature e l’offerta (tristemente) omogenea, non si può che biasimare la totale assenza – pubblica e privata – di creatività e d’innovazione, dettata forse più dalla volontà di non ‘rischiare’ censure che dalla necessità di imbambolare un’audience anestetizzata, considerata comunque più un potenziale bacino commerciale che un vero e proprio pubblico capace di giudicare e scegliere. Povera, cara, vecchia tivvù: ti trovi in piena regressione Leccisiana ed ormai brancoli smembrata e ridotta a mero contenitore, strumentalizzata in funzione del valore degli inserzionisti! Parafrasando quel tale, ci verrebbe da dire: “Bella la pubblicità: peccato sia interrotta così spesso dalle trasmissioni…”. E sono passati ‘solo’ trent’anni: più o meno un secolo.