8.1.08

Lettera aperta a Luca Sofri, a proposito di blog...

Caro Luca,

interrompo mio malgrado il "coma farmacologico" nel quale avrei voluto che vegetasse questo blog per rispondere pubblicamente ad alcune tue considerazioni, a proposito della ormai nota querelle informatica scatenata da G.M., che ritengo eufemisticamente sgradevoli. Talmente fastidiose, appunto, da obbligarmi moralmente a sfruttare, rianimandolo momentaneamente, questo mio misero e bistrattato pulpito privato per esprimere in modo articolato la mia disapprovazione.

Ad uso divulgativo riporto integralmente il testo pubblicato da Nova (e, di riflesso, sul blog Wittgenstein) lo scorso 15 novembre. Chiedo scusa del ritardo con il quale riscontro il tuo scritto, ma grazie al Cielo nel frattempo avevo cose ben più importanti cui assolvere (tra le quali la nascita della mia seconda figlia, Cecilia).

L'onere delle avanguardie: educare le retroguardie

Ci sono alcune ragioni, dalla parte di Gigi Moncalvo. La pretesa che poiché la rete sarebbe libertà, democrazia, bla bla bla, questo consenta a chiunque qualsiasi inciviltà è una sciocchezza che ricorda le parodie di Corrado Guzzanti sulla Casa delle libertà, quella dove “facciamo un po' come cazzo ci pare”. Poi si può suggerire a Moncalvo maggiore indifferenza e serenità nei confronti delle violente ma piccole aggressioni di critici con pochi mezzi, lui che va in onda in tv tutte le settimane: ma è indubbio che alcune delle sue querele stiano del tutto dentro la legittimità legale.
Poi ci sono diversi torti, dalla parte di Gigi Moncalvo. Alcune delle sue denunce riguardano espressioni che solo giudici molto bigotti potrebbero definire “diffamazione” (e però ci sono, giudici molto bigotti), e le sue cause legali travolgono con seccature, spese, e preoccupazioni persone che non hanno fatto nulla di male. Quando non si arriva addirittura a una condanna - come è avvenuto - per l'uso dell'espressione “ex idiota”, di cui ognuno valuti la gravità: probabilmente dovrebbe esistere una differenza tra la critica antipatica o maleducata e la diffamazione. Differenza percepita dal giudice che ha invece archiviato la denuncia nei confronti del blogger che lo aveva definito “leghistone” e “ridicolo”.
Ma gli argomenti di Moncalvo sollevano un altro problema, e non solo quello delle normative che riguardano internet. Ed è quello della grandissima difficoltà che molte persone hanno a relazionarsi con un mondo che non ha niente a che fare con quello che conoscono e a cui fanno riferimento. Ed è una difficoltà di cui non si può solo sorridere, avendo gli strumenti per farlo. Perché l'abitudine che tutti abbiamo, nel tentativo di definire le novità della rete, a fare dei paralleli con il mondo “di prima” o “di fuori”, è utile fino a un certo punto: oltre il quale diventa fuorviante o impraticabile. Questo mondo, la rete, funziona in tutti altri modi e con tutt'altri meccanismi: è un'altra cosa. E bisogna inventare nuove regole per spiegarla e definirne i casi, e sapere chiarire queste regole. Altrimenti, quando si parla di internet usando per facilità i paragoni con il mondo che c'era prima, poi bisogna affrontare l'obiezione di Moncalvo di fronte a un link: “io clicco, e mi trovo davanti un testo diffamante. È come un giornale che pubblichi una calunnia copiata da un altro giornale. È come se io in tv ospito uno che dice cose diffamatorie nei confronti di qualcuno: io sono responsabile, e vengo denunciato e condannato”. Avendo gli strumenti, è facile vedere le differenze tra questi casi: quello che è difficile, è vedere qualcosa a cui invece assomiglino, i links. Perché non assomigliano a niente di quello che c'era prima, di quello che conoscevamo, di quello che per gran parte delle persone è ancora la realtà: e forse bisogna trovare modi e pazienze per spiegarle, queste cose, perché d'ora in poi siano chiare per tutti. E non definite dalla roulette russa delle sensazioni di giudici più o meno preparati e attenti.


Allora, caro Luca, vediamo con ordine...

1) Sarei curioso di conoscere l'accezione di critici con pochi mezzi. Se ti riferisci alla situazione professionalmente precaria (e, quindi, priva di sostanziose risorse finanziarie alle quali attingere per la propria eventuale difesa legale) nella quale versano molti querelati o, piuttosto, allo spirito e allo scoramento con il quale il privato ed onesto cittadino deve improvvisamente affrontare l'Autorità ed un procedimento penale, sono perfettamente d'accordo con te. Ho però il sospetto che tale pochezza racchiuda dal tuo punto di vista una certa supponenza radical-chic, nella quale i pochi mezzi corrispondono più ad uno snobismo disgustato e indifferente all'opinione del vulgo che ad una partecipazione e comprensione delle sproporzioni tra critici e soggetto/oggetto della critica;

2) conseguentemente al concetto sopraespresso (e a suo rafforzamento) mi chiedo proprio perché pur citandomi ("leghistone" e "ridicolo" sono due mie espressioni utilizzate nel post contestatomi, così come la posizione giuridicamente archiviata cui fai cenno) non ti sei preso l'onere di contattarmi per conoscere la mia posizione e la mia misera opinione, concedendo comunque ampia possibilità di espressione al mio/nostro querelante: questo rafforza il mio amaro sospetto che i pochi mezzi debbano essere solo motivo di pietas e non rappresentino, appunto, un gallone sufficiente a catturare l'attenzione del bravo giornalista (parafrasando il 'bravo presentatore' del Frassica) così che si scrivano tonnellate di parole sul fatto senza mai coinvolgere la comunità dei bloggers o i diretti interessati (Adriano Padua a parte che, scrivendo di noi su l'Unità On Line nel febbraio 2006, ha scatenato una concatenazione di strali);

3) ti faccio peraltro notare, pur esprimendo la mia partecipazione emotiva alla vicenda di Mirko Morini, la differenza tra i termini "ex idiota" e "leghistone" o "ridicolo". Se nel primo caso si può auspicare, effettivamente, la necessità di un certo a-bigottismo per recepire il sarcasmo contenuto nella definizione usata da Morini e non la palese diffamazione, nel mio post uno dei termini da te riportati é sì forte ma pertinente (a meno che definire leghista chichessia - o "leghistone" se rappresentante convinto di tale corrente - sia ritenuto un insulto), mentre se avessi letto il post meno distrattamente avresti notato che personalmente ritenevo ridicolo non il personaggio, ma il gesto di saluto confessionale ed enfatico (dalla controparte mi è stato contestato, infatti, il parallelo metaforico con il nazionalsocialismo e non alcuni termini specifici come tu supponi). Una cosa è "confidare nell'elasticità mentale del magistrato" sapendo di muoversi in ambiti di estrema soggettività percettiva e culturale, un'altra è venire oggettivamente ritenuti assolutamente innocenti già nella fase preliminare dell'indagine (vedi "archiviazione" e contestuale negazione della possibilità di ricorso della controparte).

4) Esulando dalle specifiche valutazioni linguistiche dei singoli termini e dei diversi casi riconducibili a G.M., che sarebbero riduttive sia qualitativamente (si va da insulti veri e propri alla mera menzione dei casi, alle semplici espressioni di solidarietà nei commenti agli articoli) che quantitativamente (si narra di circa 150 querele presentate, ma forse è solo una leggenda metropolitana...), il caso che ci riguarda è indicativo non solo di una mentalità poco propensa alle nuove metodologie dell'informazione on-line, come tu giustamente sottolinei, ma anche purtroppo poco propensa - in generale - ai "confronti" (con la "c" minuscola). Scusa il gioco di parole, banale e inevitabile.

Come vedi, caro Luca, tu stesso hai contribuito ad alimentare un volano culturale che sta creando, a mio modesto parere, solo molta confusione in merito alla nostra vicenda, al ruolo dei bloggers, alla continenza (quale valore universale) e alle nuove prospettive che il Legislatore, dovendo rielaborare il concetto di "espressione" e di "libertà di informazione" ai tempi dei blogs personali e dello scambio di opinioni istantaneo e globale, dovrà affrontare compiutamente.

Buon lavoro,

Nicola Gambetti

Aggiornamento: è di poche ore fa la notizia che G.M. si è dimesso dalla RAI a seguito dello spostamento del suo programma a ora antelucana. Il tuo commento alla notizia è "tempi duri per i bloggers". Ti posso assicurare che i bloggers (ovvero gli opinionisti piccini-picciò) hanno ben altro di cui pre/occuparsi: per quello che mi riguarda, spengo il computer, torno alle mie splendide bimbe e cullo il mio blog perché si riaddormenti placidamente.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Boh: da quello che scrivi traggo che non hai capito metà delle cose che ho scritto, e ti confesso che non mi pare sia colpa mia.
Poi io non capisco l'altra metà delle cose che scrivi tu.
E che tu equivochi addirittura sulla mia battuta di oggi, che intendeva essere sarcastica rispetto al fatto che da disoccupato Moncalvo si potrebbetornare a occupare della sua passione querelatoria, attribuendomi assurde intenzioni (dovrei pensare che i blogger sono in ansia per la sorte di Moncalvo), mi conferma che c'è un problema a monte.
Non so che dirti, quindi. L.

9:50 PM  

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