20.3.07

Carissimi amici,

...se siete arrivati a leggere questo blog, magari reindirizzati da un link esterno, è probabilmente per un motivo preciso: qualche tempo fa ho avuto anch’io, involontariamente, il mio “quarto d’ora di celebrità” sulla Rete. A causa di un articolo qui pubblicato, sono entrato nella black-list di un noto giornalista/conduttore di fama nazionale; egli ha inoltrato alla propria Procura una denuncia per diffamazione “a mezzo sistema informatico” per un pezzo che valutava negativamente la trasmissione da lui condotta (parliamo dell’aprile 2005, ma la trasmissione va tutt'ora in onda) e il suo modo di fare “informazione”.

La celebrità di cui sopra è pervenuta – mio malgrado - attraverso la straordinaria e spontanea solidarietà mostrata istantaneamente da decine di bloggers, avvertitisi con un incredibile passaparola elettronico, e da un articolo pubblicato da l’Unità on-line, che ha trattato il mio caso con toni duri e preoccupati: assieme a me, infatti, sono stati denunciati dalla stessa persona altri titolari di blog, rei unicamente di aver valutato negativamente la medesima trasmissione e il modus operandi del conduttore. Al di là della valutazione di merito, che qui non voglio riprendere o trattare, il fatto eccezionale è stato che la nostra vicenda (parlo al plurale, dato che ho conosciuto elettronicamente almeno altri quattro “compagni di medesima sventura”) si è rivelata come uno dei primi casi di denuncia per diffamazione destinata a bloggers, se non addirittura il primo in assoluto, nella giurisdizione italiana.

I fatti sopra esposti aprono un acceso e illimitato dibattito sullo strumento-blog, sui rischi e sulle potenzialità della gestione privata di uno spazio così ampiamente condiviso e sul nuovo ruolo dell’informazione sulla Rete (e sulle responsabilità dei divulgatori); volevo, però, sottoporre alla Vostra attenzione una constatazione parallela: ovvero le difficoltà che ricadono sul privato, qualora si dimostri completamente innocente (come nel mio caso, per il quale il PM ha chiesto l’archiviazione, confermata dal GIP assieme all’inammissibilità dell’opposizione della controparte, poiché trattasi di “lecita critica”) e che trasformano la “denuncia per diffamazione” in strumento subdolo per acquisire consenso e soffocare – per vie indirette, economiche e/o psicologiche – le voci dissenzienti dei privati cittadini. Io ho infatti deciso, in prima istanza, di smettere di pubblicare articoli sul blog (e, quindi, di ‘farlo morire di stenti’, come è effettivamente avvenuto nel marzo 2006) nonostante le pressioni dei “colleghi”, per evitare di incappare in altre fastidiose vicissitudini, mentre oggi, a fronte di un'amara soddisfazione per l’archiviazione del mio caso, mi ritrovo comunque a ringraziare mio padre senza il quale non avrei potuto sostenere il costo di 3.500 Euro, necessario ad affrontare la mia vicenda con l’aiuto di un qualificato avvocato penalista.

Mi chiedo, Vi chiedo: quali sono gli strumenti per limitare l’arbitrio e l’autorità del cittadino sul cittadino, a prescindere dal suo 'potere'? E’ possibile che qualsiasi libero individuo, che espone le proprie idee nei limiti della continenza e della civiltà, si possa ritrovare improvvisamente coinvolto in una vicenda giudiziaria avviata 'per noia' dalla ricca controparte, dovendo sostenere costi proibitivi finalizzati all’affermazione delle proprie ragioni? Lo strumento-blog è, come dice Beppe Grillo, certamente “un ricco e primordiale viaggio all’interno della controinformazione, della libertà, della condivisione di valori”; ma questo percorso a ritroso verso il privato porta, inevitabilmente, ad una maggiore esposizione all’autorità, ad una estrema vulnerabilità psicologica, economica e legislativa (ricordo in questa sede come i giornalisti, invece, abbiano alle spalle il supporto di un Ordine, di una Testata, di un Editore): come salvaguardare, allora, la culla dell’opinione personale dall’arbitrio aggressivo – e letale, nel mio caso - del potente di turno?

Lascio a Voi le risposte. Io torno alla mia vita off-line, placida ed entusiasmante.

Con amicizia,

Nicola