25.10.04

L'Isola dei Fumosi

Leggiamo il Devoto-Oli. “Famoso, agg. 1. Universalmente noto per l’eccezionalità degli aspetti positivi che presenta”... Conosciamoli meglio, allora, i protagonisti de “L’isola dei Famosi”, reality show campione di ascolti: qualcosa, forse, di universalmente noto ci sfugge.
Kabir Bedi: alias “Tigre della Malesia”, meteora tardo-Settanta, primo eroe della neonata televisione a colori. Raggiunge l’apice della propria notorietà quale ‘cattivo’ avversario di James Bond in “Octopussy” (1983). Da allora è solo una litania di soap, indianate (senza cowboys) e revivals del Corsaro Nero. Fama: mnemonica.
Rosanna Cancellieri: giornalista di costume e protagonista storica del TG3 ai tempi di TeleKabul. Inspiegabilmente convocata alla nuova edizione del reality (in quanto persona colta e autoironica) e protagonista “per gioco”, è stata – forse proprio per questi motivi – ‘trombata’ immediatamente. Fama: decisamente fuor d’acqua.
Carmen Di Pietro: figurina da giornaletto, deve buona parte della sua “notorietà” al matrimonio con il coetaneo Sandro Paternostro e all’esplosione in volo di una tetta ‘made in japan’. Però è intelligente. Fama: gonfiabile.
Dj Francesco: non pago della notorietà globale riconosciuta, dovuta a successi immortali quali “Salta” o “La canzone del Capitano”, ha deciso di passare alla storia - anche televisiva – seguendo l’ispirazione di film come “A Hard Day’s Night” dei Beatles. In fin dei conti il talento va valorizzato. Fama: paterna (quella di Roby Facchinetti, Pooh).
Antonella Elia: ogni commento è superfluo. Diretta concorrente di Carmen Di Pietro per il primato intellettivo del Gruppo, ha dato ulteriore spettacolo con risse e sentenze. Presentatrice dimenticata e oca da competizione, ha ripetutamente sfruttato la propria fisionomia adolescenziale come lolita “fuori quota” in resistibili trasmissioni. Fama: Quattro Stagioni Bormioli.
Valerio Merola: alias “Merolone”, un soprannome che lo (ci) riporta alle impietose (e ingiuste) vicissitudini sessual-giudiziarie di alcuni anni fa, che hanno minato definitivamente un personaggio sicuramente più “dotato” di tante altre mezze figure che calcano i palcoscenici televisivi contemporanei. Subito trombato dal pubblico (!). Fama: impietosamente nascosta.
Alessia Merz: l’eterna fidanzata dei calciatori, appartiene ad una singolare categoria di “inspiegabili”, presente da anni in televisione senza compiti specifici (v. Alessia Mancini, Elisabetta Canalis, etc.) se non quella di piacevole arredamento. Ogni tanto ci si accorge incidentalmente della loro esistenza, come in questa occasione o nell’ascoltare l’elenco dei capocannonieri di Champions League. Fama: appesa al muro dell’officina.
Sergio Muniz: modello. Fama: esaurita.
Patrizia Pellegrino: starlette, come si diceva ai suoi tempi. Presente sin dagli anni Settanta sulle riviste patinate pruriginose, ogni tanto ricompare all’improvviso come l’influenza. Fama: ossigenata.
Ana Laura Ribas: una valletta per tutte le stagioni. Fama: non pervenuta.
Totò Schillaci: un deja-vu, un affettuoso e sbiadito ricordo bianconero. Sembra la propria foto ritoccata: è comparsa infatti un’aiuola di fitti capelli corvini di cui ignoravamo l’esistenza. Fama: una cometa, nelle notti magiche di un secolo fa.
Aida Yespica: nota attrice... di spot, nonché amante di Ezio Greggio (ma non servono abilità particolari, basta prendere il numero alla cassa). Fama: usa e getta.
Continuamo così a leggere il Devoto-Oli: “…Famoso, 2. diffamatorio. (dal lat. ‘famosus’, ‘di cattiva fama’)”. Ah.

15.10.04

E' la fiction, bellezza

A casa di Anna, Al di là delle frontiere, Amanti e segreti, Amiche, Attenti a quei tre, Augusto, Cefalonia, Centovetrine, Cime tempestose, Commesse, Cuore contro cuore, Diritto di difesa, Don Bosco, Don Matteo, Edda, Febbre d’amore, Garibaldi (eroe dei due mondi), Gente di mare, Il capitano, Il commissario Soneri, Il cuore nel pozzo, Il Grande Torino, Il maresciallo Rocca, Il veterinario, Incantesimo, L’amore non basta, La bambina dalle mani sporche, La caccia, La contessa di Castiglione, La fuga degli innocenti, La meglio gioventù, La squadra, La stagione dei delitti, La tassista, Le cinque giornate di Milano, L’ispettore Coliandro, Luisa Sanfelice, Madre come te, Madre Teresa, Mai storie d’amore in cucina, Marcinelle, Meucci, Mio figlio, Nerone, Orgoglio, Padre Pio, Papa Giovanni, Posso chiamarti amore, Rita da Cascia, Salvo d’acquisto, Soldati di pace, Sospetti, Sweet India, Ti piace Hitchcock?, Un anno a primavera, Una famiglia in giallo, Un medico in famiglia, Un posto al sole, Vento di ponente, Virginia (la monaca di Monza).
Nelle ultime stagioni televisive sembra ci sia stata una proliferazione incontrollata di fictions. Come un’epidemia multimediale questo format dilaga su qualsiasi palinsesto, fagocitando ogni momento della settimana televisiva e invadendo quegli spazi serali tradizionalmente dedicati anche ad altri generi come varietà, approfondimento giornalistico, teatro di prosa. Noi cerchiamo di contrastarne il virulento diffondersi con rapidità meccanica, avventandoci ingenuamente sui tasti limitrofi del telecomando: il contagio di tutte le frequenze disponibili non ci dà però scampo.
Il duplice contesto narrativo di ambientazione di questo onnipresente racconto a puntate (generalmente sentimentale o religioso e strizzando spesso l’occhio alle divise), sembrano rafforzare il sospetto che in tempi di guerra e crisi (impoverimento economico e culturale, conflitti etnici, frammentazione della Fede dogmatica a favore della ritualità del Sacro) il pubblico senta una necessità crescente di realtà ricostruite e idealizzate, riportandoci istintivamente ai tempi di Liala e di depressione, di tensioni sociali e incubi bellici. Anche allora le divise vestivano i protagonisti di storie d’amore e tradimento, gli ufficiali erano sempre ‘valorosi’ ma possedevano ‘umane debolezze’, la società sospirava appassionatamente di fronte alle gesta eroiche di personaggi patinati (pretesto, forse, per mostrare l’efficienza degli apparati e rassicurare implicitamente il pubblico, allora come oggi).
Il magro risultato, al di là di alcune azzeccate biografie storiche, è che conosciamo sì le abitudini della famiglia di Nonno Felice ma non il nome del candidato democratico alla Presidenza degli Stati Uniti. In questi giorni di guerra e deficit, una buona metà dei titoli dei telegiornali è vergognosamente occupata da calcio e share, con giornalisti orgogliosi e raggianti nell’analizzare l’audience della fiction passata e già pronti ad annunciare la trama di quella che verrà.
Nassirya, in fondo, è molto più lontana del Maresciallo Rocca.
E tutto il resto è fiction.

9.10.04

Quei marziani di Voyager...

L’esplorazione televisiva, documentaristica e suggestiva, di tutti quegli argomenti riconducibili a fatti ‘misteriosi’, all’inesplorato (o inesplorabile), all’inspiegabile o al paranormale, è da decenni terreno fertile per un’ampia audience popolare e per svolgere un coinvolgente giornalismo “sperimentale”. Antesignano di un corretto atteggiamento professionale emozionalmente cauto e scientificamente attendibile fu, alla fine degli anni Settanta, Piero Angela con “Viaggio nel mondo del paranormale” prima e “Nel cosmo, alla ricerca della vita” poi, trasmissioni di antico culto (televisivo) e antenate dell’odierna “Quark”. Spiriti ed indemoniati sono stati successivamente, negli anni Ottanta, i padrini dell’improvvisa fama di un giovane Alessandro Cecchi Paone che, assieme alla giornalista Paola Giovetti, tenne a battesimo la serie “Mister’ O” dedicata alla levitazione dei tavolini a tre gambe, alla lettura del pensiero ed altre curiose amenità (in modo però meno Angeliano, ovvero privo di empirismo e più sensazionalista, tale da procurare alla trasmissione addirittura alcune denunce alla Procura della Repubblica ed un esposto di cinque premi Nobel che contestavano l’infondatezza e la diseducativa divulgazione di “certi” scoop). Il decennio successivo ha visto, invece, l’esordio della ‘anchorwoman’ Lorenza Foschini alla guida di “Misteri”, trasmissione ancora dedicata all’arcano mondo parallelo e definita sinteticamente da Margherita Hack “confusa, grossolana, a volte perfino ridicola” (sempre per gli ovvi motivi di inattendibilità scientifica e d’incauto approccio giornalistico).
Il primo decennio del nuovo millennio, finalmente, ha tenuto a battesimo un format rivoluzionario. Caratterizzata, purtroppo, da quell’enfasi scenografica e visuale più consona ad una seduta del Mago do Nascimento che ad una seria indagine esplorativa, “Voyager, ai confini della conoscenza” si propone correttamente di associare ad una pruriginosa (ed umanissima) curiosità verso l’ignoto un approccio razionale e sperimentale, attraverso l’esposizione del fatto o del fenomeno sì hollywoodiana ma conclusa da dibattiti e interventi in studio di personaggi competenti e di chiara fama accademica (elidendo, per una volta, risibili testimonianze di maghi, stregoni o emissari di Vega). Condotta dai goffi Roberto Giacobbo e Stefania La Fauci (più adatti a quelle trasmissioni di puro intrattenimento dalle quali professionalmente derivano), “Voyager” svolge il proprio percorso sotto l’egida del CICAP (Centro Italiano di Controllo delle Affermazioni sul Paranormale). Inoltre, da quest’anno, una coinvolgente indagine sui presunti poteri paranormali di alcuni telespettatori mette in palio un milione di euro all’aspirante Uri Geller che dimostrerà scientificamente di possederne alcuno: un motivo in più per seguire la trasmissione con curiosa attenzione.
Ma quando avverrà l’annunciata invasione dei marziani?
Lo saprete dopo la pubblicità, ovviamente.

1.10.04

Lettera aperta al Ministro Sirchia

"Abolite la televisione, e avrete una vita più lunga e salutare. Non abbandonatevi alla vita pantofolaia della televisione, che è nefasta e nuoce alla salute. Internet, al contrario rappresenta uno stimolo ad aprirsi a una vita attiva, che è il miglior modo per prevenire l'invecchiamento" (Girolamo Sirchia, Ministro della Salute, rivolgendosi agli anziani di Internet Saloon il 20 settembre 2004).

Caro Ministro, che la televisione sia deleteria per la salute (nei termini da Lei proposti) siamo d’accordo. Che, però, come alternativa a tale strumento tecnologico e sedentario Lei proponga una macchina parimenti (se non maggiormente) infernale come il computer ci deve stupire non poco. Inoltre, “ci consenta”, avremmo individuato destinatari più pertinenti ai contenuti della Sua lecita esternazione.
Ci permetta di manifestarLe quindi, sinceramente, le nostre perplessità.
- Il fenomeno dell’obesità infantile sempre più diffusa è sicuramente ‘merito’ di una maggiore passività delle recenti generazioni, che spesso prediligono videogames e trasmissioni pomeridiane al caro, vecchio gioco all’aperto. Perché non rivolgersi anche ai piccoli cittadini o ai loro genitori, sicuramente più fisicamente coinvolti dall’emergente e preoccupante fenomeno?
- La televisione ha avuto l’indubbio merito di rappresentare una grande e bonaria sorella intrattenitrice per tanti, troppi anziani soli e dimenticati. Se questi soggetti trovano nella televisione un surrogato della considerazione (e quindi, paradossalmente, dell’affetto) che dovrebbero ricevere invece dai propri familiari la colpa è unicamente dei distratti consanguinei, non certo di quell’apparecchio acceso in salotto per troppe ore e lasciato a parlare da solo per la pura gioia di sentire risuonare almeno una voce nel silenzio della solitudine.
- Pur comprendendo la Sua avversione per l’apparecchio televisivo, catalizzatore di logorìo di vita moderna, ci stupiamo che l’alternativa proposta sia proprio quell’Internet per il cui accesso è necessaria una pur minima – ma certamente onerosa – dotazione hardware (forse sproporzionata ai flussi medi pensionistici italiani, non trova?) e una conoscenza tecnica di base indispensabile all’usufrutto del mezzo. Meglio un semplice ed immediato telecomando, soprattutto alla luce della necessità di organizzare, dopo siffatta esternazione, corsi informatici collettivi nazionali gratuiti. Non s’inguai!
- Condividendo i Suoi oggettivi dubbi sulla limitatezza culturale (e fisica) offerta dal solo media televisivo, avremmo auspicato e gradito maggiormente un ammonimento a riscoprire sinergicamente anche la vita sociale, i libri, i giornali, la politica, l’impegno verso il prossimo. Forse sono anch’esse strade alla verità e alla salute interiore, alle quali nessun monitor – a prescindere dai contenuti – potrà mai sostituirsi.

Certi nella Sua comprensione La salutiamo con affetto.