Rivogliamo i Colonnelli!
Tempi di revivals. Uno dei ricordi infantili più vividi, personalmente parlando, corrisponde al vibrafono televisivo che annunciava, oltre alla fine dei giochi serali, il quotidiano appuntamento con la rubrica di previsioni meteorologiche “Che tempo fa”. Io raggiungevo trafelato la cucina di casa, affiancandomi nella visione al nonno di turno. Erano i tempi del monopolio televisivo, i tempi dei Colonnelli (Bernacca, poi Baroni), delle immagini in bianco e nero (certamente più chiare delle attuali animazioni in multicolor), del conduttore bonario e paterno che si assumeva addirittura la responsabilità delle proprie affermazioni, cercando di spiegare le origini misteriose di un temporale o scusandosi se la domenica avremmo avuto pioggia. Davanti ad una lavagna, questi “zii” competenti cercavano quotidianamente di fare ordine nel caos e ipotizzando l’imprevedibile, sfiorando l’onnipotenza ai nostri occhi.
Oggi, invece, il meteo cibernetico delle mille emittenti, locali e nazionali, sembra condire e scandire ogni momento e ogni ambito della nostra giornata. Dall’alba al tramonto, il meteo è diventata una rubrica per tutti e per tutto. Le emittenti, al tempo dei supercomputer, sembrano concorrere nella ricerca frenetica della grafica più accattivante e futuristica rischiando, soprattutto per il pubblico più anziano (recettore principale, per definizione, di tali trasmissioni) l’illeggibilità totale e la sovrapposizione animata di simboli sempre più criptici e inverosimili. Sono lontani i bei tempi delle lavagne, degli ombrellini e delle nuvolette, del barometro protagonista indiscusso di una sigla ormai mitica. Siamo ormai ai tempi della previsione locale, della previsione comunale, dell’incertezza – in fondo - più assoluta sepolta sotto cumuli di icone; partecipiamo ad una guerra combattuta a colpi di ipotesi rasserenanti (in tutti i sensi) sul week-end successivo, quando ci si trova ancora nel lunedì uggioso. Il meteo sembra aver mutuato la regola dello scoop dai telegiornali cui appartiene in forma di codino, avvallando quella notizia o inserendosi in essa. Una scienza misteriosa e affascinante, dominata da pochi, popolari personaggi, è stata ridotta in vuoto contenitore nelle mani di asettici e approssimativi computer e relegata a veloce rubrica usa-e-getta. “... il tempo è sfuggevole” - diceva Edmondo Bernacca vent’anni fa – “non si può andare oltre se non siamo neppure sicuri di quello che succederà domani ...”. Altri tempi.