Gente di notte...
Alcuni anni fa, un discusso film di Martin Scorsese (“Al di là della vita”) ha rivelato al grande pubblico un frenetico microcosmo notturno, in cui vivono e lavorano numerose entità a noi - umanoidi di prevalenti abitudini diurne - praticamente sconosciute. Al calar delle tenebre, infatti, sembra silenziosamente animarsi un mondo parallelo abitato da un “popolo della notte” parimenti operoso, impegnato e attivo rispetto al ‘nostro’: un mondo fatto di pescatori, camionisti, poliziotti, senzatetto, infermieri, giornalisti, buttafuori e tutti coloro che “vivono la nostra stessa vita” galleggiando nell’intima solitudine dell’oscurità e trascorrendo forzosamennte le loro “giornate” nella perenne faccia oscura della terra.
Essi vivono. Vivono e lavorano nei silenzi lacerati, nei colori raggelati dalle troppe luci al neon, nelle ombre sempre uguali di un cielo senza tonalità. Quel mondo che per noi s’interrompe placidamente ogni ventiquattro ore per loro è l’inizio di un nuovo turno di lavoro, l’avvio di una nuova giornata.
Sapientemente montato su un triplice percorso parallelo, il programma di RaiTre svolge sotto i nostri occhi il ritmo quotidiano – dilatato, freddo e senza sfumature - di questa categoria particolare, associando ruoli tra loro apparentemente antitetici (il buttafuori arrogante e l’infermiera volontaria, il motociclista avventuroso e la giovane camionista) e scanditi attraverso un implacabile ed asettico orologio digitale.
Ci ritroveremo così ad osservare un uomo con curiosità, invidia, commiserazione o riconoscenza: un uomo comunque presentatoci con quel registro intelligente e innovativo che ha fatto del ‘Mestiere di vivere’ una delle trasmissioni più interessanti degli ultimi anni (la stessa, per intenderci, che con Residence Bastoggi e Hotel Helvetia, in passato, ha affrontato le problematiche di chi “vive ai margini” emulando i toni televisivi dei reality shows).
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