28.2.06

"Odio gli indifferenti"

Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L'indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L'indifferenza è il peso morto della storia. L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l'intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l'assenteismo e l'indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch'io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto ad ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta già costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'é in essa nessuno che stia dalla alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Peciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.


Antonio Gramsci, 11 febbraio 1917

23.2.06

L'Italia spiegata a mia figlia


- Ghignagatto, - cominciò a parlargli con un poco di timidezza, perchè non sapeva se quel nome gli piacesse; comunque egli fece un ghigno più grande. «Ecco, ci ha piacere,» pensò Alice e continuò: - Vorresti dirmi per dove debbo andare?

- Dipende molto dal luogo dove vuoi andare, - rispose il Gatto.

- Poco m'importa dove... - disse Alice.

- Allora importa poco sapere per dove devi andare, - soggiunse il Gatto.

- ...purchè giunga in qualche parte, - riprese Alice come per spiegarsi meglio.

- Oh certo vi giungerai! - disse il Gatto, non hai che da camminare.

Alice sentì che quegli aveva ragione e tentò un'altra domanda. - Che razza di gente c'è in questi dintorni?

- Da questa parte, - rispose il Gatto, facendo un cenno con la zampa destra, - abita un Cappellaio; e da questa parte, - indicando con l'altra zampa, - abita una Lepre di Marzo. Visita l'uno o l'altra, sono tutt'e due matti.

- Ma io non voglio andare fra i matti, - osservò Alice.

- Oh non ne puoi fare a meno, - disse il Gatto, - qui siamo tutti matti. Io sono matto, tu sei matta.

- Come sai che io sia matta? - domandò Alice.

- Tu sei matta, - disse il Gatto, - altrimenti non saresti venuta qui.

(Da "Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie" di Lewis Carroll)


(Penso alla mia piccola Alice e a quando mi chiederà una testimonianza su questi tempi di comunisti, padani, fascisti, crociati, querelanti, censori, imbonitori, terroristi, piromani, provocatori, opinionisti, martiri, speculatori, volatili influenzabili. Cosa le potrò rispondere, se non parlar del Ghignagatto?)

21.2.06

Sprechi...

L’iniziativa di iscrivere l’ex ministro nel registro degli indagati è stata presa dall’ufficio del pubblico ministero di Roma in seguito ai fatti che in questi giorni hanno avuto per protagonista Calderoli contro il quale già era stata presentata una denuncia da Tommaso Mancini e un’altra era stata presenta dalla Federconsumatori.

Anche Adel Smith, presidente dell'Unione Mussulmani d'Italia, ha querelato l'ex ministro delle Riforme "per aver offeso la religione islamica" indossando la maglietta con una delle vignette su Maometto.

Nella querela, presentata dall'avvocato Ugo Fanuzzi alla procura della Repubblica di Roma, si contesta a Calderoli di aver violato anche la legge Mancino "per aver incitato all'odio tra religioni con le aggravanti del nesso teleologico" e di aver agito nell' esercizio delle funzioni di Pubblico Ufficiale. Il legale di Smith ha anche chiesto l'immediato sequestro del filmato del programma.


L'eurodeputato leghista Mario Borghezio giudica l'iniziativa "uno spreco di energie e denaro pubblico".

Ah...

(fonte: news sul sito della Lega Nord)

18.2.06

"Prima Pagina"


L'Unità On Line si è occupata, oggi, del nostro caso.

Approfitto di questo post per ringraziare pubblicamente il giornalista Adriano Padua per la professionalità, la passione e la cortesia.

16.2.06

Alcune considerazioni personali

Un blog può essere equiparato ad un giornale, ad un'emittente televisiva, ad una stazione radiofonica?
Il bacino potenziale di milioni, anzi miliardi, di utenti, lo assimila ad una macrotestata d'informazione transnazionale?
Il blogger (amatoriale) è omologo al pubblicista o al giornalista professionista?

Qualcuno, sofista, ha detto che nel nostro caso non è un giornalista che querela un blogger, ma una persona che querela un'altra persona.
Non è - ovviamente - esatto. Ma su questa distinzione si gioca la partita e, secondo me, il futuro dei bloggers.

Vediamo nello specifico.

Una di queste persone (il giornalista) è un professionista, di chiaro orientamento ideologico (direttore per due anni di una testata di ispirazione politica, passato improvvisamente "voluntas Bossi" ad occupare i vertici di un'emittente pubblica nazionale - vedi comunicato USIGRAI - che dovrebbe rappresentare anche me come abbonato ed elettore) che, per il fatto di esporsi mediaticamente attraverso la partecipazione televisiva, è sottoposto - automaticamente - al giudizio popolare di forma e di sostanza. Inoltre, il giornalista in questione ha scelto di caratterizzare la propria conduzione con una manifestazione confessionale consapevolmente anticonvenzionale e provocatoria (nell'accezione di eccessivamente singolare) tale, appunto, da provocare i telespettatori all'espressione di un'opinione spesso critica e radicale (ovvero proporzionata alla singolarità del gesto e alle inevitabli reazioni morali e soggettive della sua ostentazione).
L'altra persona (il blogger) è un privato e libero cittadino, "pubblicista" anomalo e certamente non professionista, un bricoleur del web-writing, di eterogenee risorse economiche (aprire un blog è notoriamente un'operazione gratuita) e generalmente scarne (o addirittura inesistenti) conoscenze legali. Non si deve attenere, per deontologia, ad un codice di autoregolamentazione professionale, non è iscritto ad un albo, non deve aprioristicamente verificare le fonti delle proprie informazioni e non deve rendere conto ad un superiore della frequenza e della qualità del proprio impegno. Non gode, quindi, degli oneri della professione ma neanche degli onori (retribuzione, notorietà, attendibilità e, soprattutto, consulenza legale, sindacale e normativa, spesso d'ufficio o gratuita). Si attiene unicamente alla propria civiltà ed educazione di libero cittadino, si esprime come può forte della propria alfabetizzazione, sa di essere potenzialmente esposto e - generalmente - ambisce unicamente alla realizzazione ideale di una capillare e puntuale informazione (o "controinformazione") cellulare, non allineata con le testate inter/nazionali, quasi un tazebao. Non si deve attenere ad una linea politica e/o economica, può dar credito e risonanza a semplici rumors (ovvero "notizie sentite in giro") e il proprio status di private-media comunica automaticamente - per definizione - ai lettori abituali e ai navigatori accidentali la potenziale inattendibilità e l'approssimazione della fonte che stanno consultando.

Ipotizziamo un paradosso: se io domani pubblicassi su questo blog la notizia che Silvio Berlusconi è stato un tempo donna e fosse diventato Presidente del Consiglio dopo il cambio di sesso, in quanti mi darebbero credito? E quanti crederebbero, invece, di aver inavvertitamente consultato il sito gestito da un folle sconosciuto?

E se tale notizia venisse diffusa da - che so - il portale de La Repubblica, a firma Vittorio Zucconi?

Et voilà.

Ecco concretizzarsi materialmente la disparità di status fra persone. E perché fa differenza se la denuncia per presunta diffamazione viene inoltrata nei confronti di un semplice blogger. Il legislatore, constatata la attuale incertezza normativa attorno allo strumento-blog, dovrà inevitabilmente tenere conto delle suddette e oggettive disparità tra giornalisti/pubbicisti e blogger, per intervenire in modo pertinente nella gestione di due figure - pur rivolte ad un pubbico - sostanzialmente differenti, evitando il prevedibile abuso che si potrebbe avere del ricorso alle vie legali, nei confronti di migliaia di bloggers, da parte di chiunque si senta anche lontanamente piccato. Potrebbe essere applicata, ad esempio, una coscienziosa e selettiva depenalizzazione (auspicata, tra l'altro, anche in altre forme di comunicazione) ed alleviare un ulteriore peso alla già congestionata Giustizia Italiana.

Ferma restando, ovviamente, la libera e non ingiuriosa espressione delle opinioni personali senza che poi si debba ricorrere spesso alla depenalizzazione stessa. Continua ad esistere un tale Articolo 21, mi sembra.

L'unica norma etica cui i bloggers devono attenersi è un livello minimo di confronto civile, evitando l'abbassamento dei toni sino alle offese personali gratuite, al turpiloquio ingiustificato, all'istigazione a delinquere, alla blasfemìa: chi conosce i blogs sa, comunque, che tali ignobili aspetti sono tenuti ben lontani dalla community.
Il tacito codice deontologico dei bloggers è proprio questo: qualsiasi singola anomalìa delegittimerebbe automaticamente la credibilità, la genuinità e la buona volontà di milioni di utenti e dell'intero movimento.

Il vuoto normativo e culturale che avvolge il mondo-blog indica chiaramente la sottovalutazione ufficiale di questo straordinario fenomeno. In questo senso - come bloggers - rischiamo realmente, per sentito dire, che i canali ufficiali di informazione di massa tratteggino un insieme di luoghi franchi dall'educazione e dal normale confronto dialettico, un'accozzaglia di pubblici diari nei quali si propugna la libera diffamazione anarco-insurrezionalista (per arrivare, magari, al terrorismo e alla pedopornografia, che fanno sempre notizia). Qualcuno, infatti, ricorderà che l'Internet balzò alle cronache qualche anno fa non per l'innovazione culturale e commerciale di cui era portatrice, ma per le sconce storie di circonvenzione di minore su chat e per i siti che istruivano gli adolescenti di buona famiglia su come costruirsi una bomba casalinga.

Ho quindi il timore che iniziative legali di questo tipo tendano a perseguire un duplice scopo:

- in particolare, inibire il vulnerabile cittadino al potenziale e pubblico dissenso, mettendolo di fronte a situazioni impreviste, macchinose, onerose e inevitabilmente stressanti;

- in generale, minare progressivamente la credibilità del Movimento, delegittimando all'esterno i contenuti in esso rappresentati.

Spero che il futuro mi dia torto.

15.2.06

La libertà

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Vorrei essere libero come un uomo.

Come un uomo appena nato che ha di fronte solamente la natura
e cammina dentro un bosco con la gioia di inseguire un’avventura,
sempre libero e vitale, fa l’amore come fosse un animale,
incosciente come un uomo compiaciuto della propria libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia
e che trova questo spazio solamente nella sua democrazia,
che ha il diritto di votare e che passa la sua vita a delegare
e nel farsi comandare ha trovato la sua nuova libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche avere un’opinione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

Vorrei essere libero, libero come un uomo.
Come l’uomo più evoluto che si innalza con la propria intelligenza
e che sfida la natura con la forza incontrastata della scienza,
con addosso l’entusiasmo di spaziare senza limiti nel cosmo
e convinto che la forza del pensiero sia la sola libertà.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche un gesto o un’invenzione,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione.

La libertà non è star sopra un albero,
non è neanche il volo di un moscone,
la libertà non è uno spazio libero,
libertà è partecipazione...

(di:)


- Critica dell'interfaccia
- Il titolo non c'é
- L'indignato
- Fmf's blog
- Macchia Nera
- Transit
- Da soli in mezzo al campo
- Kappa Pera
- Cialan
- The outsider
- DaveBlog
- Nuoce gravemente ai luoghi comuni
- Kurai - A sushi Weblog
- Cryptolife
- Pensieri di una donna
- Maredirac
- L'ippo
- Video sfera
- Di TV e TV
- Eclettico
- Le suole delle scarpe
- Inchiostro simpatico
- il Golem
- Tutto Fa Media
- Parole scomode
- Saltino
- Wittgenstein
- Eileanor
- Liberi di pensare
- Freedom Island
- Outsiders
- Dottor Panunzio
- Appunti con sottofondo blues
- Ma è un blog?
- Almost (a) blog
- Legittimi interrogativi
- Achiller application
- Sifasi
- Il novissimo "Ohibo' mi garba"
- [Tra parentesi]
- Terrorpilot blogs
- Capemaster
- Velenero
- Georgiamada
- Rispospinti senza posa
- Due sciocchezzuole
- Vocativo
- I'm Molok
- Diario di Rocco Biondi - Blog
- Rebelsoft
- Settoblo
- Il blog di Ferdinando Paventi

(l'elenco dei partecipanti è in continuo aggiornamento)

14.2.06

Una storia sbagliata

È una storia da dimenticare
è una storia da non raccontare
è una storia un po' complicata
è una storia sbagliata.

Cominciò con la luna sul posto
e finì con un fiume d'inchiostro
è una storia un poco scontata
è una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

È una storia di periferia
è una storia da una botta e via
è una storia sconclusionata
una storia sbagliata.

Una spiaggia ai piedi del letto
stazione Termini ai piedi del cuore
una notte un po' concitata
una notte sbagliata.

Notte diversa per gente normale
notte comune per gente speciale
cos'altro ti serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

È una storia vestita di nero
è una storia da basso impero
è una storia mica male insabbiata
è una storia sbagliata.

E' una storia da carabinieri
è una storia per parrucchieri
è una storia un po' sputtanata
o è una storia sbagliata.

Storia diversa per gente normale
storia comune per gente speciale
cos'altro vi serve da queste vite
ora che il cielo al centro le ha colpite
ora che il cielo ai bordi le ha scolpite.

Per il segno che c'é rimasto
non ripeterci quanto ti spiace
non ci chiedere più come è andata
tanto lo sai che è una storia sbagliata
tanto lo sai che è una storia sbagliata.

13.2.06

Parlare in pubblico

Scusate se mi tttrema un pò la voce, ma non sono abituato a parlare di fronte ad un pubblico così numeroso.

Vedo dalle statistiche che pochi minuti fa abbiamo sfondato il tetto di 1.400 - leggasi MILLEQUATTROCENTO - accessi al sito, in questo 13 febbraio di un anno qualunque. E la mezzanotte è ancora lontana.

A questo punto non vorrei dover retribuire il signore che mi ha querelato per il servizio promozionale che mi ha involontariamente reso. Non volevo pubblicizzare nulla, tantomeno le mie velleità di critico o di novello Giordano Bruno. Ma questo sconvolgente via-vai è il segnale forte, vitale ed emozionante dello spirito che serpeggia nel mondo dei blogger, della necessità di capire, della voglia di condividere.

Chiedo solo scusa se trovate il blog un pò in disordine: non aspettavo visite.

In sintesi...

10.2.06

Monoscopio


Come avrete ormai capito, Te Le Visiono non si occuperà più di televisione. Dopo ciò che è accaduto, infatti, è mia intenzione mantenere attivo il blog solo per aggiornarVi sugli sviluppi e l'evoluzione della vicenda giudiziaria che mi riguarda. Anzi, che ci riguarda.

Nella vita vera sono un professionista, sposato e di giovane età, che ha dedicato al proprio blog e alle collaborazioni esterne tutto il poco tempo libero disponibile, a volte sacrificando qualche ora di sonno al sacro fuoco della passione. Come sottolineo nel post di commiato su TvBlog, da poche settimane mi è nata anche una figlia meravigliosa che - inevitabilmente - ha ridotto ulteriormente il tempo da dedicare a questo piccolo hobby tecnologico, dando nel contempo un nuovo impeto e una nuova linfa ai valori basici del mio essere.
Di fronte alla bellezza di una vita che nasce, il resto viene bruscamente ridimensionato... facendo apparire anche la mia piccola vicenda un insignificante ciottolo sulla dissestata strada quotidiana.

In estrema sintesi: ma chi me lo fa fare?

Presto pubblicherò un comunicato, redatto assieme al mio legale, nel quale spiego definitivamente la posizione adottata. Spero, attraverso di esso, di rispondere ai tanti interrogativi e alle tante richieste inoltratemi via mail da moltissimi bloggers, giornalisti o semplici curiosi.

E' mia intenzione ringraziare di cuore tutti coloro (e siete tantissimi) che mi hanno manifestato da subito solidarietà, appoggio e simpatia, dando risalto alla vicenda sulle proprie pagine, condividendo pubblicamente buona parte di quelle sensazioni e quelle paure che sono anche mie con una passione fraterna. Ecco, forse ora comincio a capire chi me lo ha fatto fare, in effetti.

Grazie e... buon proseguimento di bloggin' a tutti. E che sia sempre libero.

9.2.06

A grande richiesta...

L' unico rammarico?

Momyone, commentando le gaie notizie che mi riguardano sul blog Il Titolo non c'é, dice - correttamente - che "il post (incriminato) non è un granché".

Non è esatto, Momyone. Il post fa schifo.

Il refuso finale (quel "stuccevoli" al posto di "stucchevoli", oggi volutamente non corretto per evitare guai... meglio lasciare tutto intonso), del resto, indica inequivocabilmente la noncuranza con la quale era stato redatto. Paradossalmente volevo parlare della trasmissione senza essere particolarmente ispirato.

Come ben sapete, inoltre, sono stato co-redattore di TvBlog, sul quale pubblicavo a volte i posts (secondo me più incisivi) già scritti per Te Le Visiono. "L'Occupazione", non si è meritato tale ubiquità.. segno che neanch'io ci credevo poi troppo.

Questa notorietà improvvisa su di un pensiero minore e, soprattutto, espresso in maniera frettolosa mi ha mortificato: avessi saputo di questa bagarre avrei ovviamente scritto le stesse cose, ma in uno stile da esportazione. Un pò come quando in casa ti si presentano tanti ospiti all'improvviso e non hai lucidato l'argenteria.

Diverso è il caso di Anna, invece, che si è inguaiata per un post - secondo me - geniale e molto, molto divertente. Per questo un pò la invidio: spero che mi perdoni.

Per quanto mi riguarda, invece, sarebbe stato meglio beccarsi una querela - che so - da Bruno Vespa o Kabir Bedi: su loro avevo scritto appunti molto più arguti e senza banali errori di ortografia.

8.2.06

Circolare, gente, circolare!

Aggiornamento al post "Non accalcatevi!": in questi minuti ho superato i 240 accessi quotidiani...

Il mio quarto d'ora di celebrità prosegue alla grande.

Errata Corrige

Nel post "BlogBuster II", riportavo malamente (la memoria, mannaggia!) un'affermazione di Beppe Grillo, tratta dalla postfazione al volume "Regime" di Marco Travaglio.

Ho rintracciato la pagina (405) e, scusandomi con l'Autore, ne riporto esattamente il passo: "...All'inizio credevo anch'io che [Craxi] fosse uno statista. Poi capii che era un ometto. Me ne accorsi quando, con mio grande stupore, lo sentii - lui, il presidente del Consiglio - pronunciare il nome di un comico genovese: il mio. "Chi si crede di essere Grillo?", disse. (...) [Avrebbe potuto dire:] "C'è un birichino di Genova che mi prende in giro, ma io mi diverto moltissimo". E mi avrebbe ucciso per sempre. Invece fece di me un eroe, un martire. Da quel giorno non ebbi più fans, ma fratelli..."*

(*) il testo è stato artificiosamente edulcorato, per non passare ulteriori guai

Non accalcatevi!

Un dato su cui riflettere:

Domenica, 5 febbraio 2006 _ Accessi a questo sito: 5 (cinque)

Ieri, martedì 7 febbraio _ Accessi a questo sito: 233 (duecentotrentatré)

E poi dicono che il crimine non paga.

(N.B.: sono a specificare che la suddetta frase vuole essere una pura chiusura sarcastica, rappresentata palesemente dall'emblematico corsivo, non quindi un subliminale invito a delinquere né, tantomeno, un'istigazione a cercare nell'atto criminoso e nella successiva pubblica curiosità nata attorno al reo una facile quanto effimera notorietà mediatica).

7.2.06

"The BlogBuster Saga": un ringraziamento di cuore...

...ai blogger:

- il Titolo Non c'è

- DaveBlog

- VideoSfera

- Critica dell'Interfaccia

- Tutto Fa Media

...per la accorata e immediata partecipazione emotiva e ideologica!

"BlogBuster II": l'AcchiappaBlog ha colpito ancora!

Diceva Beppe Grillo nella postfazione al libro Regime di Marco Travaglio: "Se Bettino Craxi avesse detto: 'c'è un tipo di Genova che mi prende in giro e io mi diverto da matti' mi avrebbe rovinato. Invece ha tuonato: 'Ma chi si crede di essere, questo Grillo?'. E mi ha beatificato... Io, un comico, l'incubo del Presidente del Consiglio Italiano?".

Questo ho pensato ieri mattina, quando due ufficiali di Polizia mi hanno resa nota la denuncia per diffamazione presentata nei miei confronti dal Sig. Gigi Moncalvo, giornalista, conduttore e capostruttura di RaiDue, per un 'post-ino' redatto nell'aprile 2005 da me, piccolo cittadino sconosciuto, scritto pretenziosamente per comunicare ai quattro venti (e solo a quelli) la mia personalissima, umile e insignificante opinione sulla trasmissione da lui condotta ("Confronti").
Che nessuno, a parte il Moncalvo, deve aver letto... credo.

Non so se esserne lusingato o amareggiato, in fondo.

Presto riassumerò, su questo sito, minuziosamente i termini della cosa: vedo con una certa emozione che il mio caso - insieme a quello di Anna Setari, altra blogger molto apprezzata dal Moncalvo - sta espandendosi a macchia d'olio, riscontrando l'attenzione di decine di blog, dai più piccoli ai più noti.

A tutti i redattori posso solo dire un accorato "grazie"!

A presto!